In un recente articolo pubblicato
su Il Gazzettino di Treviso l’amministrazione di Casale sul Sile ha sparato a
zero sul’Ente Parco Sile accusandolo di avergli
bloccato opere pubbliche/private tanto più in momenti di crisi accusandolo di avergli
bloccato opere pubbliche/private tanto più in momenti di crisi.Il Gazzettino non ha voluto pubblicare una risposta, che avevo condiviso con un altro collega del Parco, a
queste scemenze e per tanto la affido al blog.
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Quale amministratore del Parco Sile
devo ammettere pubblicamente la mia responsabilità: confermo di essere
colpevole di aver bloccato progetti di insediamenti privati in quel di Casale
sul Sile, di aver inciso negativamente sulla realizzazione di importanti opere
pubbliche cofinanziate dal Comune, di aver impedito investimenti privati (che,
come mi viene riferito sempre più spesso, avrebbero anche portato posti di
lavoro) e di interferire con la pianificazione comunale.
Per tutti questi misfatti, in qualità di consigliere con delega all'attuazione del Piano Ambientale, posso solo chiedere di accedere al rito abbreviato appellandomi alla
clemenza della corte.
Peccato pero che l’accusa si riferisca al blocco della
discarica di rifiuti speciali COVERI (una discarica di 325.000 metri cubi di immonde
porcherie che avrebbero compromesso l’ambiente) e al blocco dei lavori per il
collettamento delle acque di scarico che da quella discarica sarebbero arrivate
fino al Sile.
Infatti, benché soltanto nel
settembre dello scorso anno sia entrato nel procedimento di valutazione della
compatibilità ambientale - dal quale era stato tenuto (o si era tenuto) ben
lontano - il Parco ha prodotto, con la mia
complicità, una quantità di atti
tecnicamente e giuridicamente rilevanti tali che la commissione regionale VIA
non ha potuto non tenere conto e ha dato parere negativo all’insediamento.
Fortunatamente per i cittadini di Casale sul Sile il Parco è
colpevole, perché se avessero dovuto attendere le dotte ma sterili
elucubrazioni di taluni personaggi che
gravitano nell’area dell’attuale amministrazione comunale (che mi dicono essere
già presenti agli albori del progetto di insediamento facendo parte dell’allora
giunta), la discarica Coveri sarebbe
stata autorizzata.
Sono dovuti scendere in campo il
tanto vituperato Parco del Sile per la
parte ambientale e il “Gruppo Genitori e Nonni preoccupati”, un comitato di cittadini che mai dovremmo
finire di ringraziare per il loro
impegno e determinazione (anche loro verranno accusati di bloccare progetti di
sviluppo e occupazione?) e che ha
trovato il tempo e il modo di individuare un’altro vulnus nel progetto e cioè
la mancanza della proprietà delle aree interessate! Possibile che nessuno degli accusatori di oggi
e di ieri se ne fosse accorto?
Tornando all’accusa, sono anche correo
di aver proposto che il Parco partecipasse al bando per l’aggiudicazione di
queste aree ancora di proprietà della società autostradale, con l’aggravante di aver offerto una cifra addirittura maggiore
di quella offerta dal Comune di Casale.
Al Parco ben sappiamo che questo
nostro agire ha infastidito qualcuno: certamente alla CoVeRi ma anche ad altri che forse del tutto contrari alla
discarica non sono; ma ce ne facciamo un vanto se questo è servito, speriamo
definitivamente, a mettere la pietra tombale su questo abominio ambientale. Personalmente ME NE FREGO!
Se invece l’accusa si vuole riferire a qualcos’altro
nascondendosi, come riporta l’articolo, dietro ad un divieto mai espresso
dall’Ente Parco sulle sagre, sui pan e
vin, sui fuochi artificiali in aree di tutela naturale il sindaco Giuliato e amici canguri escano
allo scoperto e parlino chiaro che con altrettanta chiarezza riceveranno le
risposte adeguate.
Il Sindaco pensi piuttosto ad
espletare con piena conoscenza, così come lo esplicitano le norme, la carica che riveste e quale capitano di una
coalizione (ma lo è davvero?) abbia il coraggio di affrontare le questioni
ambientali con la stessa determinazione e autorevolezza con le quali le sta
affrontando l’attuale Comitato Esecutivo del Parco Sile.Cominci, ad esempio, con adeguare
il suo piano regolatore alle regole del Parco come più volte richiesto dal Parco e mai
fatto!!
L’era dei “si può fare” di democristiana memoria tanto
cara ai suoi amici canguri è finita per tutti; le norme ci sono e vanno rispettate
indipendentemente dalle bandiere
politiche.
Credo che questa voglia e
convinzione di farle rispettare sia la chiave di lettura dei marosi che si abbattono sul Parco che ha come colpa quella
di essersi appropriato di un ruolo che non ha mai avuto o voluto e di avere
amministratori poco propensi a compromessi.
In tema ambientale Casale ha già
dato e al Parco almeno qualcuno ha fatto e sta facendo il suo lavoro per
evitare ulteriori scempi.